News

Memorie dall’Etiopia – La testimonianza di Don Aristide Marcandalli: una vita trascorsa in missione a disposizione dei giovani

Lo scorso 16 gennaio noi ragazzi di IV liceo siamo stati a Nave (BS), dove si trova un’opera salesiana, per incontrare Don Aristide Marcandalli, originario di Busnago (MB), un missionario salesiano che ha dedicato tutta la sua vita ai giovani, in una terra difficile come l’Etiopia, e ci ha raccontato la sua esperienza di missione.

I salesiani fondarono la prima missione in Etiopia, uno degli stati più popolati del centro-est africano, nel 1975. In seguito, nell‘83, l’Ispettoria salesiana Lombardo-Emiliana decise di raggiungere i confratelli missionari. La prima spedizione era composta da un salesiano e alcuni giovani facenti parte dell’associazione missionaria “Amici del Sidamo”. La prima esperienza di Don Aristide è stata nell’85 per la durata di un mese, in cui aveva accompagnato alcuni giovani. Successivamente, per proseguire la sua formazione si trasferì in Terra Santa per qualche anno, per poi ritornare in terra etiope per un altro mese nell’89. Ricevuta l’ordinazione sacerdotale nel ‘93 si recò, poco dopo, in Etiopia, dove trascorrerà gran parte della sua vita, senza più ritornare in patria, se non saltuariamente per particolari occasioni.

Come molti missionari, Don Aristide non trascorse il suo periodo missionario interamente in un unica missione, ma partecipò attivamente alle cinque opere in cui venne chiamato a prestare il suo servizio.

Inizialmente operò in un centro di assistenza per bambini bisognosi a Dilla, nel sud dell’Etiopia, dove venivano fornite cure mediche, istruzione di base e cibo. In seguito per otto anni dovette aiutare in una scuola per ragazze a Ziway, sempre nel sud dello Stato etiope, dove veniva insegnato loro a cucire e, durante la sera, concludere il proprio percorso di studio. Prestò il suo servizio in tutta l’Etiopia: infatti trascorse tre anni nel nord dello Stato, nella regione del Tigray, tre nella popolosa capitale, ovvero Addis Abeba, nove a Gambela vicino al confine con il Sud Sudan e negli ultimi due anni è stato richiamato a Ziway, dove continua ad operare tuttora.

Oggigiorno le opere salesiane stanziate nel Corno d’Africa sono molteplici, infatti solo in Etiopia ne sono presenti ben tredici, ma anche negli Stati limitrofi come l’Eritrea ne sono presenti diverse. Queste case sono di vario tipo: scuole, oratori, parrocchie e centri di assistenza. Non si contano i casi in cui i centri salesiani sono risultati essere punti di riferimento per la popolazione povera sia in ambito materiale, che dal punto di vista sociale e psicologico. Per esempio nell’84 una grande carestia ha colpito l’Etiopia e i salesiani erano in prima linea nell’affrontare il problema e nell’aiutare le persone di ceti meno abbienti. Inoltre, recentemente si è verificato un periodo instabile a livello politico, causato dallo scoppio di una guerra al confine tra Etiopia ed Eritrea, e solo nell’ultimo anno si è ritornati alla stabilità.

L’Etiopia essendo ancora un paese in via di sviluppo ha una popolazione molto giovane, tuttavia le difficili condizioni di vita degli ultimi anni hanno spinto molti ragazzi a lasciare il proprio paese e cercare fortuna altrove. Questa è una caratteristica comune a molti Stati del Centrafrica, infatti altre nazioni stanno faticando ad affrontare il problema dell’emigrazione giovanile: per esempio, l’Eritrea è stata duramente colpita da questo fenomeno. Le opere salesiane offrono una grande opportunità per studiare e crearsi un futuro per contrastare la migrazione dei giovani etiopi.

Sebbene la presenza di numerose case salesiane in Etiopia che offrono servizio sanitario e scolastico, la percentuale di etiopi cattolici sfiora solamente l’1% sul totale della popolazione (40% cristiani ortodossi, 30% islamici moderati e 15% cristiani protestanti). Ciononostante la convivenza tra i ragazzi di differenti religioni è pacifica. Questa caratteristica è intrinseca nella popolazione etiope, che è capace di riconoscere la ricchezza nella diversità: la colonizzazione italiana del secolo scorso non pregiudica il trattamento riservato agli italiani dagli etiopi, che sono accolti con grande benevolenza. Forse questa è la più grande ricchezza della popolazione etiope, che supera la superficialità dei beni materiali, degli eventi passati e delle differenze ideologiche.

Grazie ancora a Don Aristide Marcandalli per il suo tempo e la sua testimonianza, che ci ha permesso di approfondire tematiche delicate e su cui è importante soffermarsi.

A cura di Filippo, Jacopo e Riccardo