“Vi piacerebbe andare a vedere una tragedia che andrà in scena a Milano mercoledì?” Questa è stata la proposta del prof. Zana in classe. Come poter rifiutare un invito del genere? È il sogno di chiunque conosce e studia questi miti vederli rappresentati dal vivo. Tanto più che la nostra curiosità era stata stuzzicata dalla dicitura: “Questa non è tanto una tragedia, quanto una tragi-commedia”. Ma come? Le tragedie non possono avere un lieto fine! Invece è possibile. L’Elena di Euripide, infatti, si conclude con il lieto fine in cui i protagonisti, Menelao ed Elena, riescono a fuggire insieme dall’Egitto e a ritornare in patria.
Il famoso mercoledì arrivò e, dopo l’esperienza di prendere la metro lilla, aver mangiato una pizza in meno di cinque minuti e fatto una corsa sotto la pioggia per raggiungere in tempo il teatro, ci siamo seduti sulle poltroncine comode comode. La prima cosa che mi ha colpito è stato vedere la grande quantità di persone che erano venute a vedere la tragedia, simbolo evidentemente di un interesse del pubblico che può solo fare piacere.
Nonostante le poltroncine fossero davvero parecchio comode e invitassero a fare una pennichella, lo spettacolo è stato bello e avvincente, tanto che, al suo termine, il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato: “Ma è già finito?” In realtà era già passata un’ora e mezzo, ma, si sa, quando ci si diverte il tempo vola!
La rappresentazione è stata molto interessante e quasi del tutto aderente al testo originale (fatta eccezione per l’inserimento del “Duetto dei gatti” di Rossini). Ho apprezzato molto anche il fatto di rappresentare la figura del coro (interpretata da quattro ragazze), che nelle tragedie greche era imprescindibile e che invece nelle rappresentazioni moderne viene spesso omesso. E devo dire che sono state particolarmente brave! Mi ha colpito infatti molto la sincronia della loro voce, dei gesti e dei movimenti.
Ma perché mettere in scena proprio l’Elena di Euripide? Il famoso tragediografo inserisce nel testo il tema dell’αναγώρισις, ovvero il tema del doppio. Infatti i Troiani, secondo questa versione del mito, hanno combattuto per dieci anni solo per un simulacro, un fantasma che aveva la stessa figura della moglie di Menelao, ma non era lei. Infatti, la vera Elena si trovava in Egitto. Euripide vuole quindi mettere l’accento su come la guerra sia stata intrapresa solo a causa di un’illusione, che purtroppo ha avuto delle conseguenze reali, come la morte di moltissimi guerrieri e la distruzione della città. Sicuramente i riferimenti agli eventi contemporanei sono tanti e di tragica attualità. E questo è l’aspetto più vero dei classici: pur essendo stati scritti tanti millenni fa, risultano sempre estremamente moderni!