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Ed ora proponiamo il testo di Lorenzo, che presenta con alcune osservazioni personali la Giornata della trasparenza, legalità e anticorruzione che si è svolta a dicembre al Teatro Nuovo di Treviglio.
Il 16 dicembre 2021 si è svolta una conferenza presso il Teatro Nuovo di Treviglio, in occasione della Giornata della trasparenza, legalità e anticorruzione, aperta ai giovani delle scuole del territorio. Ad intervenire sono stati tre esperti: Alessandra Dolci, Capo della Direzione Investigativa Antimafia della Lombardia, Marco Cadeddu, Dirigente del Commissariato di Treviglio, Giuseppe Mendicino, Responsabile comunale dell’anticorruzione e trasparenza.
L’incontro ha avuto come tematica quella della legalità ed essa è stata analizzata in base a diversi contesti. Gli sviluppi sono stati, infatti, due: il primo si è concentrato sulla legalità nell’ambiente cittadino, il secondo sulla legalità e il contesto mafioso. La prima trattazione è stata proposta dal Commissario Cadeddu, mentre la seconda dalla Dottoressa Dolci. Un altro tema proposto è stato quello del coraggio e, ovviamente, esso è stato analizzato in relazione alla legalità e alla criminalità.
Gli interventi delle autorità presenti avevano come finalità quella di sensibilizzare i giovani al problema della criminalità sia nella realtà cittadina, sia in quella nazionale e globale, esortando ciascuno, nel proprio piccolo, ad avere sempre il coraggio di intervenire per risollevare situazioni critiche, non tirandosi mai indietro.
La conferenza è stata introdotta da un’interessante riflessione proposta dal Direttore dell’Istituto salesiano di Treviglio, don Massimo Massironi, che ha esposto e spiegato un’importante differenza, quella cioè tra la repressione dell’illegalità e l’educazione alla legalità. È proprio questa seconda azione, cioè quella che ha il fine di educare, ad assumere, in questa occasione, una fondamentale rilevanza. Il direttore ha sottolineato come l’educazione alla legalità si basi su due fondamentali fattori, che sono l’etica della solidarietà, cioè l’aiutarsi reciprocamente, e l’etica della socialità, espressione che indica l’implementazione di comportamenti che portano al bene comune.
A seguire ha preso la parola Giuseppe Mendicino che ha presentato i relatori e ha esposto le tematiche che sarebbero state trattate durante la conferenza, concentrandosi, in particolare, sul concetto di coraggio, che è stato un punto cardine dell’intero evento.
Il Dottor Marco Cadeddu si è proposto, in seguito, di presentare uno spaccato della realtà trevigliese e della Bassa bergamasca, incentrato sui reati in cui sono maggiormente coinvolti i giovani. Il Commissario ha trattato due tipologie di reati o crimini, quelli subiti da minorenni e quelli commessi dagli stessi, anche se, come ci è stato spiegato, la differenza tra i due non è molta. Sono stati analizzati, inizialmente, i delitti che hanno come vittime i minori, cioè atti di prepotenza e minaccia che avvengono, talvolta, tramite l’uso di armi e che sono volti, molto spesso, a furti di piccole somme di denaro o di oggetti di poco valore. Il Commissario ha poi invitato tutti i presenti, in caso si sia spettatori di un atto criminale, commesso da minori e non, a individuare e, se possibile, denunciare alle forze dell’ordine i colpevoli coinvolti, affinché la legalità venga ristabilita. Un altro dato che è emerso in ambito minorile è quello delle violenze sessuali che, per la quasi totalità dei casi, sono associate all’abuso di sostanze stupefacenti o alcoliche, che aggravano la situazione. Queste sostanze, infatti, abbattono i freni inibitori e non permettono alla vittima di ribellarsi all’abuso. Ultimo dato analizzato è stato quello relativo ai crimini commessi in internet e il Commissario ha invitato a non agire con leggerezza on line, perché le conseguenze, anche gravi, possono avere ricadute spiacevoli nella vita quotidiana. Sono stati poi analizzati, rapidamente, i delitti che vedono come autori i minorenni, molto simili a quelli subiti dagli stessi, la maggior parte dei quali è di carattere predatorio e avviene in luoghi pubblici e di ritrovo. Il Commissario Cadeddu ha concluso cercando di rinnovare l’appello, affinché tutti agiscano in modo consapevole per aiutare le forze dell’ordine.
È seguito l’intervento della Dottoressa Dolci che ha incentrato, sin da subito, il suo discorso sulla nota e dolorosa questione riguardante la mafia. Il Magistrato ha voluto iniziare la sua esposizione con il ricordo di quella che può essere definita una tra le più tragiche stragi mafiose che hanno coinvolto il nostro Paese, la strage di Capaci. La Dottoressa Dolci ha, in seguito, focalizzato la sua attenzione sulla figura del capo scorta di Giovanni Falcone, Antonio Montinaro, raccontando la sua vicenda e il suo tragico destino. Tratto distintivo di questa nota figura, come il racconto ha evidenziato, è stato il coraggio che ha portato la giovane scorta a sacrificare la sua vita per difendere i nobili valori dell’antimafia. La riflessione sul coraggio è poi stata ampliata e questo valore è stato analizzato in relazione al quotidiano, prima, trattando della sua importanza in luoghi come le scuole, per poi passare alla rilevanza che assume in una realtà più complessa e cruenta come quella del mondo mafioso. Fondamentale è stata anche l’analisi della relazione tra coraggio e omertà, su cui si fonda l’intera organizzazione mafiosa. Altro tema affrontato è stato quello del traffico delle sostanze stupefacenti, che rappresentano il maggiore mezzo di guadagno per la mafia. La Dottoressa Dolci ha guidato, poi, una riflessione sull’attuale dibattito riguardante la legalizzazione delle droghe leggere, aiutando a comprendere come una totale liberalizzazione potrebbe portare a catastrofiche conseguenze. Il discorso è stato poi concluso cercando di far intendere ai partecipanti le dimensioni e la portata del mercato delle sostanze stupefacenti in Europa e soprattutto in Italia, fornendo vari esempi basati sulle indagini condotte.
Sono state poi proposte diverse domande agli esperti presenti, e principalmente alla Dottoressa Dolci, data la curiosità che il suo lavoro ha suscitato nei giovani. Questi interventi da parte del pubblico hanno permesso un’analisi specifica di alcuni argomenti come le dinamiche relative all’intercettazione di carichi di droga o aneddoti ed esperienze vissute in prima persona dal magistrato.
Ho apprezzato molto questa conferenza poiché, soprattutto per quanto riguarda l’intervento della Dottoressa Dolci, penso che si possano estrapolare spunti interessanti. La trattazione del tema della mafia non è mai semplice, ma ritengo che la Dottoressa sia riuscita a delineare, in maniera chiara ed esplicita, le dinamiche riguardanti il suo lavoro e la realtà mafiosa o criminale che ci circonda, anche nel quotidiano. Ad avermi colpito particolarmente è stata la passione che il magistrato ha manifestato nei confronti del suo lavoro, nonostante le difficoltà e i pericoli che ad esso sono associati. Ciò che la spinge a proseguire è, soprattutto, il poter aiutare molte persone sia a salvarsi, sia ad avere risposte riguardo agli omicidi e ai crimini perpetrati dalla mafia. Penso, quindi, che l’amore per il proprio lavoro sia fondamentale e ritengo anche che questo sia un importante messaggio di speranza che è stato offerto a tutti i giovani presenti.